Gli scienziati rilasciano le prime immagini scattate da SuperBIT: un telescopio unico nel suo genere cattura la collisione tra galassie e la Nebulosa Tarantola

Di: Maksim Panasovskiy | 25.04.2023, 15:03

Le prime foto scattate dal Super Pressure Balloon-Borne Imaging Telescope (SuperBIT) sono state pubblicate sul sito web dell'Università di Toronto. Il telescopio è riuscito a catturare la Nebulosa Tarantola e la collisione di due galassie.

Ecco cosa sappiamo

La Nebulosa Tarantola si trova nella Grande Nube di Magellano, a 179 000 anni luce dalla Terra. L'elemento principale è l'idrogeno ionizzato. Anche le galassie in collisione NGC 4039 e NGC 4038 sono state catturate dalla lente di SuperBIT.

Ciò che rende unico il telescopio è che non si trova nello spazio, bensì nella stratosfera, a un'altitudine di 33,5 km sopra la superficie del nostro pianeta. SuperBIT utilizza l'elio come propellente ed è dotato di un sistema di paracadute per il suo ritorno sulla Terra.

Allo sviluppo del telescopio hanno partecipato esperti dell'Università di Toronto, dell'Università di Princeton, dell'Università di Durham e della National Aeronautics and Space Administration (NASA). I test finali si sono svolti nel 2019. Il costo dello strumento è di 5 milioni di dollari. Gli ingegneri hanno già ricevuto finanziamenti per aggiornare lo strumento.

Il telescopio stratosferico è stato lanciato dalla Nuova Zelanda utilizzando un enorme stratostato. È entrato in funzione la scorsa settimana e scatterà altre immagini dell'universo mentre viaggia intorno all'emisfero meridionale del nostro pianeta, condizioni meteorologiche permettendo. SuperBIT opera di notte e carica le batterie solari durante il giorno.

Gli scienziati intendono utilizzare il nuovo telescopio per misurare le lenti gravitazionali e sperano di comprendere la natura della materia oscura. SuperBIT potrebbe essere in grado di scoprire se le particelle di materia oscura sono in grado di respingersi a vicenda. Il telescopio sarà in grado di mappare gli ammassi di materia oscura rilevando la curvatura dei raggi luminosi.

Fonte: Università di Toronto